Le scelte responsabili dei brand! Cos’è il marketing sostenibile e come metterlo in atto
Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata una delle priorità nel mondo del business, arrivando a influenzare profondamente le strategie aziendali e le decisioni di acquisto dei consumatori. La crescente consapevolezza ambientale e sociale ha infatti spinto i brand a ripensare il proprio approccio al mercato, andando oltre la semplice promozione di prodotti eco-friendly.
In questo contesto, assume un ruolo centrale un nuovo modo di fare marketing, conosciuto come marketing sostenibile, un approccio basato su trasparenza, responsabilità e creazione di valore a lungo termine, che integra principi etici e attenzione all’ambiente in ogni fase della comunicazione e dell’offerta aziendale.
Ma questa visione è davvero un vantaggio competitivo oppure rischia di ridursi a una strategia di comunicazione senza sostanza?
La risposta sta nell’evoluzione delle aspettative dei consumatori. In particolare, la Generazione Z, che entro il 2030 rappresenterà il 27% del reddito globale, non si accontenta più di slogan o iniziative sporadiche: richiede coerenza, trasparenza e azioni concrete. Il consumo, infatti, non è più solo un atto d’acquisto, ma una scelta consapevole, un’affermazione di valori e identità.
D’altro canto, per le aziende, adottare un approccio responsabile significa non solo rispondere a questa domanda crescente, ma anche costruire una reputazione solida e distinguersi in un mercato sempre più competitivo. Chi saprà integrare concretamente i principi della sostenibilità nel proprio modello di business potrà ottenere un vantaggio duraturo, fidelizzando clienti sempre più attenti ed esigenti.
Come trasformare la sostenibilità in un valore di brand
Integrare la sostenibilità nel marketing aziendale non significa limitarsi a lanciare prodotti eco-friendly, ma ripensare l’intero modello di business affinché l’impegno ambientale diventi un elemento fondante dell’identità del brand. La scelta di un approccio responsabile risponde infatti a molteplici esigenze: da un lato, intercettare una domanda di mercato in forte crescita; dall’altro, distinguersi e contribuire concretamente alla tutela dell’ambiente.
Secondo una ricerca sulle decisioni di acquisto condotta da Accenture del 2019, il 49% dei consumatori pone particolare attenzione alla salute e alla sicurezza dei prodotti, mentre il 37% considera il loro impatto ambientale. Inoltre, il 72% ha già adottato prodotti eco-friendly e l’81% intende aumentare il consumo di soluzioni sostenibili in futuro.
Per rispondere a questa trasformazione del mercato, le aziende possono avviare quindi diverse iniziative, tra cui:
- ridurre le emissioni nocive nei processi produttivi;
- sviluppare prodotti riciclabili e sostenibili;
- utilizzare materiali riciclati per il packaging;
- gestire responsabilmente i rifiuti e ridurre il consumo energetico;
- limitare dell’uso della plastica;
- sostenere progetti ambientali e associazioni green;
- promuovere campagne di sensibilizzazione per educare i consumatori;
- ottenere certificazioni che attestano l’impegno verso la sostenibilità.
Il rischio del greenwashing: quando la sostenibilità diventa solo facciata
Integrare la sostenibilità nelle strategie aziendali, come accennato, tuttavia non è solo una scelta etica, ma un vero e proprio vantaggio competitivo. Un impegno autentico in questa direzione consente di rafforzare la brand identity, di emergere nel mercato e aumentare le vendite. Affinché questi benefici si concretizzino, però, la sostenibilità deve essere un valore reale e coerente, non solo un espediente di marketing.
Un’azienda che comunica il proprio impegno ambientale in modo poco trasparente o, peggio, in contraddizione con le proprie azioni rischia di minare la propria reputazione e perdere credibilità. La minaccia più grande è per esempio essere accusati di greenwashing, ovvero di ingannare i consumatori facendo apparire l’azienda più sostenibile di quanto sia realmente. In un’epoca in cui il pubblico è sempre più attento e informato, un messaggio incoerente o fuorviante può trasformarsi in un danno irreparabile per l’immagine aziendale.
Un caso emblematico è quello di Volkswagen, coinvolta nel 2015 nel cosiddetto Dieselgate. L’azienda aveva falsificato i dati sulle emissioni dei propri veicoli per far credere che fossero più ecologici di quanto fossero realmente. La scoperta della frode ha avuto conseguenze disastrose: un grave danno di immagine, il crollo delle vendite e una perdita economica di circa 30 miliardi di euro, tra risarcimenti e sanzioni.
Questo episodio dimostra quanto sia rischioso per un brand costruire una narrazione ambientale priva di basi concrete. La sostenibilità non può essere solo uno slogan: deve tradursi in azioni tangibili, trasparenti e verificabili. Solo così le aziende possono ottenere la fiducia dei consumatori e trasformare il proprio impegno ambientale in un valore distintivo e duraturo.
Case study: esempi virtuosi di marketing sostenibile
A questo proposito, le aziende che sono state capaci di integrare con successo politiche sostenibili nelle proprie strategie di business sono diverse.
L’esperienza dimostra che tali imprese sono riuscite a trasformare il loro impegno verso l’ambiente in un punto di forza che le ha rese più competitive e ne ha aumentato il valore agli occhi dei consumatori.
Ecco qualche esempio:
- IKEA. Il colosso dell’arredamento svedese ha dichiarato che entro il 2030 intende avere un impatto positivo sul clima. Sul suo sito ha pubblicato un “report per la sostenibilità” in cui elenca in punti il suo impegno e i progressi fatti. Attraverso i suoi prodotti, come rubinetti antigoccia o lampadine a basso consumo, IKEA promuove la riduzione degli sprechi. La pratica del riuso è evidente anche grazie all’Angolo della circolarità presente in tutti gli store dove si possono vendere o acquistare mobili di seconda mano. Grazie al servizio Componenti di Ricambio, che offre appunto pezzi di ricambio, è stata prolungata inoltre la vita media dei prodotti. L’azienda è infine impegnata nella lotta allo spreco alimentare all’interno delle sue attività di ristorazione.
- Mulino Bianco. Il brand del gruppo Barilla ha costruito la propria identità sulla genuinità e sul rispetto per l’ambiente, rendendo la sostenibilità un pilastro strategico del suo marketing. Uno dei progetti più rilevanti è il Mulino delle Meraviglie, un’iniziativa di educazione ambientale volta a sensibilizzare i consumatori sulla provenienza delle materie prime e sulle pratiche agricole sostenibili. L’azienda collabora con oltre 1.500 aziende agricole italiane per garantire l’adozione di metodi di coltivazione a basso impatto ambientale, riducendo l’uso di pesticidi e ottimizzando le risorse idriche. Inoltre, Mulino Bianco si è impegnata a ridurre le emissioni di CO₂, adottando impianti di produzione alimentati da energie rinnovabili e migliorando l’efficienza logistica per ridurre gli sprechi. Anche il packaging gioca un ruolo centrale nella strategia di sostenibilità del brand: gran parte degli imballaggi è riciclabile al 100%, con un progressivo abbandono della plastica tradizionale a favore di materiali biodegradabili o derivati da fonti rinnovabili.
- Patagonia. Il marchio di abbigliamento outdoor è un caso esemplare di brand activism, infatti non si è limitata negli anni a ridurre il proprio impatto ambientale, ma promosso attivamente campagne di sensibilizzazione e sostenuto cause ambientaliste con azioni concrete.Uno degli aspetti più distintivi della strategia di Patagonia è il suo modello di produzione circolare. L’azienda incoraggia i consumatori a riparare, riciclare e riutilizzare i propri capi anziché acquistarne di nuovi, attraverso iniziative come il programma Worn Wear, che offre riparazioni gratuite e la possibilità di rivendere capi usati. Questo approccio riduce la produzione di rifiuti e allunga il ciclo di vita dei prodotti, contrastando il fenomeno del fast fashion. Il brand statunitense si distingue anche per le sue prese di posizione nette in ambito ambientale e politico. Nel 2018, l’azienda ha donato l’intero importo del proprio credito d’imposta (10 milioni di dollari) a organizzazioni impegnate nella lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, ha lanciato diverse campagne di attivismo, come “Don’t Buy This Jacket”, un’iconica pubblicità che invitava i consumatori a riflettere sull’impatto ambientale del consumismo e a fare acquisti più consapevoli. Anche la filiera produttiva segue standard rigorosi: vengono utilizzati materiali riciclati, cotone biologico certificato e processi di tintura a basso impatto. L’azienda è inoltre membro della Fair Trade Certified™ e garantisce condizioni di lavoro etiche per i propri fornitori.
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Come abbiamo visto, la sostenibilità è ormai un elemento chiave per le aziende che vogliono evolversi e stare al passo con i tempi. Un approccio consapevole e ben strutturato non solo riduce l’impatto ambientale, ma rafforza la reputazione del brand e apre nuove possibilità di crescita nel mercato.
Per trasformare questi principi in risultati concreti, è fondamentale definire una strategia efficace, partendo dall’analisi del target e delle sue preferenze verso i prodotti eco-friendly. In MGvision, ti aiutiamo a costruire un’identità di brand coerente con i tuoi valori, sviluppando un messaggio autentico e strategie di comunicazione mirate.
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