I vantaggi del marketing sostenibile per le aziende green

Le scelte responsabili dei brand! Cos’è il marketing sostenibile e come metterlo in atto

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata una delle priorità nel mondo del business, arrivando a influenzare profondamente le strategie aziendali e le decisioni di acquisto dei consumatori. La crescente consapevolezza ambientale e sociale ha infatti spinto i brand a ripensare il proprio approccio al mercato, andando oltre la semplice promozione di prodotti eco-friendly.
In questo contesto, assume un ruolo centrale un nuovo modo di fare marketing, conosciuto come marketing sostenibile, un approccio basato su trasparenza, responsabilità e creazione di valore a lungo termine, che integra principi etici e attenzione all’ambiente in ogni fase della comunicazione e dell’offerta aziendale.

Ma questa visione è davvero un vantaggio competitivo oppure rischia di ridursi a una strategia di comunicazione senza sostanza?

La risposta sta nell’evoluzione delle aspettative dei consumatori. In particolare, la Generazione Z, che entro il 2030 rappresenterà il 27% del reddito globale, non si accontenta più di slogan o iniziative sporadiche: richiede coerenza, trasparenza e azioni concrete. Il consumo, infatti, non è più solo un atto d’acquisto, ma una scelta consapevole, un’affermazione di valori e identità.

D’altro canto, per le aziende, adottare un approccio responsabile significa non solo rispondere a questa domanda crescente, ma anche costruire una reputazione solida e distinguersi in un mercato sempre più competitivo. Chi saprà integrare concretamente i principi della sostenibilità nel proprio modello di business potrà ottenere un vantaggio duraturo, fidelizzando clienti sempre più attenti ed esigenti.

Come trasformare la sostenibilità in un valore di brand

Integrare la sostenibilità nel marketing aziendale non significa limitarsi a lanciare prodotti eco-friendly, ma ripensare l’intero modello di business affinché l’impegno ambientale diventi un elemento fondante dell’identità del brand. La scelta di un approccio responsabile risponde infatti a molteplici esigenze: da un lato, intercettare una domanda di mercato in forte crescita; dall’altro, distinguersi e contribuire concretamente alla tutela dell’ambiente.

Secondo una ricerca sulle decisioni di acquisto condotta da Accenture del 2019, il 49% dei consumatori pone particolare attenzione alla salute e alla sicurezza dei prodotti, mentre il 37% considera il loro impatto ambientale. Inoltre, il 72% ha già adottato prodotti eco-friendly e l’81% intende aumentare il consumo di soluzioni sostenibili in futuro.

Per rispondere a questa trasformazione del mercato, le aziende possono avviare quindi diverse iniziative, tra cui:

  • ridurre le emissioni nocive nei processi produttivi;
  • sviluppare prodotti riciclabili e sostenibili;
  • utilizzare materiali riciclati per il packaging;
  • gestire responsabilmente i rifiuti e ridurre il consumo energetico;
  • limitare dell’uso della plastica;
  • sostenere progetti ambientali e associazioni green;
  • promuovere campagne di sensibilizzazione per educare i consumatori;
  • ottenere certificazioni che attestano l’impegno verso la sostenibilità.

Il rischio del greenwashing: quando la sostenibilità diventa solo facciata

Integrare la sostenibilità nelle strategie aziendali, come accennato, tuttavia non è solo una scelta etica, ma un vero e proprio vantaggio competitivo. Un impegno autentico in questa direzione consente di rafforzare la brand identity, di emergere nel mercato e aumentare le vendite. Affinché questi benefici si concretizzino, però, la sostenibilità deve essere un valore reale e coerente, non solo un espediente di marketing.

Un’azienda che comunica il proprio impegno ambientale in modo poco trasparente o, peggio, in contraddizione con le proprie azioni rischia di minare la propria reputazione e perdere credibilità. La minaccia più grande è per esempio essere accusati di greenwashing, ovvero di ingannare i consumatori facendo apparire l’azienda più sostenibile di quanto sia realmente. In un’epoca in cui il pubblico è sempre più attento e informato, un messaggio incoerente o fuorviante può trasformarsi in un danno irreparabile per l’immagine aziendale.

Un caso emblematico è quello di Volkswagen, coinvolta nel 2015 nel cosiddetto Dieselgate. L’azienda aveva falsificato i dati sulle emissioni dei propri veicoli per far credere che fossero più ecologici di quanto fossero realmente. La scoperta della frode ha avuto conseguenze disastrose: un grave danno di immagine, il crollo delle vendite e una perdita economica di circa 30 miliardi di euro, tra risarcimenti e sanzioni.

Questo episodio dimostra quanto sia rischioso per un brand costruire una narrazione ambientale priva di basi concrete. La sostenibilità non può essere solo uno slogan: deve tradursi in azioni tangibili, trasparenti e verificabili. Solo così le aziende possono ottenere la fiducia dei consumatori e trasformare il proprio impegno ambientale in un valore distintivo e duraturo.

Case study: esempi virtuosi di marketing sostenibile

A questo proposito, le aziende che sono state capaci di integrare con successo politiche sostenibili nelle proprie strategie di business sono diverse. 

L’esperienza dimostra che tali imprese sono riuscite a trasformare il loro impegno verso l’ambiente in un punto di forza che le ha rese più competitive e ne ha aumentato il valore agli occhi dei consumatori.

Ecco qualche esempio:

  • IKEA. Il colosso dell’arredamento svedese ha dichiarato che entro il 2030 intende avere un impatto positivo sul clima. Sul suo sito ha pubblicato un “report per la sostenibilità” in cui elenca in punti il suo impegno e i progressi fatti. Attraverso i suoi prodotti, come rubinetti antigoccia o lampadine a basso consumo, IKEA promuove la riduzione degli sprechi. La pratica del riuso è evidente anche grazie all’Angolo della circolarità presente in tutti gli store dove si possono vendere o acquistare mobili di seconda mano. Grazie al servizio Componenti di Ricambio, che offre appunto pezzi di ricambio, è stata prolungata inoltre la vita media dei prodotti. L’azienda è infine impegnata nella lotta allo spreco alimentare all’interno delle sue attività di ristorazione. 
  • Mulino Bianco. Il brand del gruppo Barilla ha costruito la propria identità sulla genuinità e sul rispetto per l’ambiente, rendendo la sostenibilità un pilastro strategico del suo marketing. Uno dei progetti più rilevanti è il Mulino delle Meraviglie, un’iniziativa di educazione ambientale volta a sensibilizzare i consumatori sulla provenienza delle materie prime e sulle pratiche agricole sostenibili. L’azienda collabora con oltre 1.500 aziende agricole italiane per garantire l’adozione di metodi di coltivazione a basso impatto ambientale, riducendo l’uso di pesticidi e ottimizzando le risorse idriche. Inoltre, Mulino Bianco si è impegnata a ridurre le emissioni di CO₂, adottando impianti di produzione alimentati da energie rinnovabili e migliorando l’efficienza logistica per ridurre gli sprechi. Anche il packaging gioca un ruolo centrale nella strategia di sostenibilità del brand: gran parte degli imballaggi è riciclabile al 100%, con un progressivo abbandono della plastica tradizionale a favore di materiali biodegradabili o derivati da fonti rinnovabili.
  • Patagonia. Il marchio di abbigliamento outdoor è un caso esemplare di brand activism, infatti non si è limitata negli anni a ridurre il proprio impatto ambientale, ma promosso attivamente campagne di sensibilizzazione e sostenuto cause ambientaliste con azioni concrete.Uno degli aspetti più distintivi della strategia di Patagonia è il suo modello di produzione circolare. L’azienda incoraggia i consumatori a riparare, riciclare e riutilizzare i propri capi anziché acquistarne di nuovi, attraverso iniziative come il programma Worn Wear, che offre riparazioni gratuite e la possibilità di rivendere capi usati. Questo approccio riduce la produzione di rifiuti e allunga il ciclo di vita dei prodotti, contrastando il fenomeno del fast fashion. Il brand statunitense si distingue anche per le sue prese di posizione nette in ambito ambientale e politico. Nel 2018, l’azienda ha donato l’intero importo del proprio credito d’imposta (10 milioni di dollari) a organizzazioni impegnate nella lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, ha lanciato diverse campagne di attivismo, come “Don’t Buy This Jacket”, un’iconica pubblicità che invitava i consumatori a riflettere sull’impatto ambientale del consumismo e a fare acquisti più consapevoli. Anche la filiera produttiva segue standard rigorosi: vengono utilizzati materiali riciclati, cotone biologico certificato e processi di tintura a basso impatto. L’azienda è inoltre membro della Fair Trade Certified™ e garantisce condizioni di lavoro etiche per i propri fornitori.

Affidati a MGvision per sostenere la tua svolta green!

Come abbiamo visto, la sostenibilità è ormai un elemento chiave per le aziende che vogliono evolversi e stare al passo con i tempi. Un approccio consapevole e ben strutturato non solo riduce l’impatto ambientale, ma rafforza la reputazione del brand e apre nuove possibilità di crescita nel mercato.

Per trasformare questi principi in risultati concreti, è fondamentale definire una strategia efficace, partendo dall’analisi del target e delle sue preferenze verso i prodotti eco-friendly. In MGvision, ti aiutiamo a costruire un’identità di brand coerente con i tuoi valori, sviluppando un messaggio autentico e strategie di comunicazione mirate.

Il nostro team di professionisti ti supporterà nell’ottimizzazione del posizionamento, nella scelta dei canali più adatti e nella creazione di uno storytelling vincente, capace di valorizzare il tuo impegno ambientale e differenziarti dalla concorrenza. Grazie a un approccio basato su dati concreti, potrai raggiungere un pubblico più ampio e ottenere risultati misurabili.

Se la tua azienda è pronta a intraprendere la sua svolta green, vieni a trovarci nella nostra sede di Roma, oppure contattaci per approfondire!

Marketing autentico: cosa può imparare l’Italia dal modello americano?

Perché puntare sul marketing autentico per distinguersi online e anticipare le tendenze

Immagina di entrare in un negozio per chiedere informazioni su un prodotto, se il venditore si limitasse a ripeterti frasi preconfezionate e slogan pubblicitari invece di fornirti delle risposte personalizzate sulla base delle tue esigenze, probabilmente usciresti senza acquistare nulla e ti rivolgeresti ad un altro shop.

Nel contesto digitale, accade esattamente lo stesso. I consumatori non vogliono più essere destinatari passivi di messaggi impersonali e costruiti esclusivamente per vendere. Cercano brand che sappiano comunicare in modo sincero, che condividano valori reali e che dimostrino coerenza tra ciò che dichiarano e ciò che fanno.

Negli Stati Uniti, il marketing autentico è già un fattore determinante per la reputazione aziendale. Le imprese di successo non si limitano più a promuovere prodotti o servizi, ma costruiscono narrazioni credibili, instaurano relazioni trasparenti e adottano strategie orientate alla fiducia.

Anche in Italia, questo approccio sta diventando una leva competitiva fondamentale ed è facile immaginare che le aziende che sapranno abbracciare il cambiamento con strategie di marketing sempre più autentiche e trasparenti, riusciranno a posizionarsi in modo più solido nel mercato globale.

Il valore del transparent marketing per le aziende di oggi

Se il marketing autentico è il fondamento della fiducia tra brand e consumatori, la trasparenza ne rappresenta il naturale complemento. Un’azienda che comunica in modo chiaro e onesto non solo rafforza la propria credibilità, ma riduce le barriere che spesso ostacolano la relazione con il pubblico.

Negli ultimi anni, la crescente diffusione di fake news e deepfake ha contribuito ad alimentare un senso di diffidenza nei confronti dei contenuti digitali. I consumatori sono sempre più attenti e selettivi: vogliono sapere da chi acquistano, come vengono prodotti i beni e quale sia l’impatto delle loro scelte di consumo. In questo scenario, i brand che scelgono di essere onesti su processi, valori e strategie si distinguono e guadagnano un vantaggio competitivo significativo.

Negli Stati Uniti, normative come il Corporate Transparency Act impongono alle aziende di dichiarare pubblicamente i propri assetti proprietari, garantendo maggiore chiarezza a consumatori e investitori. Questa tendenza alla trasparenza si sta consolidando a livello globale e per le imprese italiane rappresenta un’opportunità per allinearsi agli standard internazionali e rafforzare la propria presenza sui mercati esteri.

Comunicare in modo trasparente non significa semplicemente evitare dichiarazioni fuorvianti, ma costruire un dialogo aperto con il pubblico, rispondendo ai dubbi dei clienti, condividendo informazioni rilevanti e mostrando il “dietro le quinte” dell’azienda. Questo approccio da un lato genera fiducia e dall’altro contribuisce a creare un legame con il pubblico, trasformando la trasparenza in un asset strategico per la crescita.

Come implementare una strategia di marketing autentico

Come accennato, adottare un approccio autentico e trasparente non è solo una scelta etica, ma un vero e proprio vantaggio competitivo. Tuttavia, non basta dichiarare buone intenzioni: i consumatori sono attenti e sanno riconoscere quando un brand è realmente coerente con i valori che comunica. Per questo motivo, è fondamentale strutturare una strategia solida e credibile.

Ecco alcune azioni concrete per rendere la propria strategia di marketing più autentica:

  • Comunicare in modo chiaro e diretto: trasparenza significa eliminare ambiguità su prezzi, condizioni di vendita e gestione dei dati. Un consumatore ben informato è più propenso a fidarsi del brand e a stabilire un rapporto duraturo.
  • Valorizzare la storia aziendale: i brand che raccontano la propria evoluzione, le sfide affrontate e la visione che li guida creano connessioni più profonde con il pubblico. Condividere il dietro le quinte, mostrare il team e le fasi di produzione aiuta a umanizzare l’azienda.
  • Interagire con il pubblico in modo autentico: rispondere ai commenti sui social media, riconoscere le critiche e dare spazio alle opinioni dei clienti dimostra un impegno concreto nel creare un dialogo.
  • Dimostrare un impegno reale: la sostenibilità, il rispetto per i lavoratori e una produzione etica non devono essere solo dichiarati, ma supportati da azioni tangibili. Certificazioni, iniziative sociali e scelte aziendali coerenti con i valori dichiarati sono fondamentali per rafforzare la fiducia del pubblico.

Seguire questi principi aiuta a costruire un’identità di marca solida e riconoscibile, offrendo un posizionamento distintivo in un mercato sempre più attento alla credibilità delle aziende.

A chi rivolgersi per migliorare le proprie strategie di marketing e comunicare con più chiarezza?

Le aziende italiane hanno un’opportunità unica: sfruttare il crescente interesse globale verso brand autentici e trasparenti per affermarsi su nuovi mercati. Adottare strategie di marketing di questo tipo non è più una scelta opzionale, ma una necessità per restare al passo con i tempi e costruire una relazione duratura con i consumatori.

Noi di MGvision aiutiamo le aziende a trasformare la loro comunicazione in uno strumento efficace per accrescere visibilità e fiducia. Dalla strategia SEO all’advertising, dai contenuti per i social media alla creazione di siti web orientati alla conversione, offriamo soluzioni su misura per chi vuole distinguersi attraverso valori reali.

Se vuoi rendere il tuo brand più competitivo e creare un rapporto solido con il tuo pubblico, contattaci e ti forniremo una consulenza personalizzata. Insieme, possiamo trasformare il tuo marketing in una leva di crescita sostenibile e di successo.

Customer Lifetime Value: cos’è e perché è importante per la tua azienda

Cosa sapere sul Customer Lifetime Value, cos’è e come sfruttarlo nel marketing digitale

Se gestisci un’azienda e miri a costruire una relazione stabile con i tuoi clienti, dovresti sapere cos’è il Customer Lifetime Value (CLV) e in che modo questo indicatore può avvantaggiare il tuo business. 

Questo fattore è molto importante nel digital marketing in quanto consente di ottimizzare le strategie di marketing, massimizzare il rendimento sugli investimenti e migliorare la fidelizzazione dei clienti.  

Per spiegare meglio il Customer Lifetime Value cos’è possiamo partire dalla traduzione letterale del termine, ossia “valore nel tempo del cliente”. Il CLV è un dato importantissimo, che serve all’azienda per stimare il valore medio dei suoi clienti e definire quindi il margine di profitto che mediamente è possibile attendersi da ogni singolo cliente.

Per calcolare il CLV bisogna prendere in considerazione il fatturato generato in un arco di tempo specifico, che può essere anche qualche anno, sottrarre i costi e dividere il risultato per il numero di clienti con cui il business ha interagito.

Il valore medio dei clienti non è un dato semplice da stimare e difficilmente sarà veritiero al 100%, ma conoscerlo permette all’azienda di mettere in atto le proprie politiche con più consapevolezza. Se ad esempio sappiamo  quanto in media si può guadagnare da un cliente, è chiaro che l’investimento pubblicitario per acquisirlo non può superare tale cifra, altrimenti l’azienda invece di ottenere un profitto andrebbe in perdita.

Approfondiamo l’argomento e illustriamo meglio come si calcola e quali vantaggi offre questo indicatore.

Tutto sul Customer Lifetime Value: cos’è, a cosa serve e come ottimizzarlo

Come anticipato, il Customer Lifetime Value si rivela molto utile per capire in media quanto profitto porta all’azienda ogni singolo cliente. Sulla base di tale dato l’azienda può definire con maggiore consapevolezza i costi da destinare alle strategie da mettere in atto per acquisire i clienti, che ovviamente non devono superare i margini di profitto medi stimati.

Conoscere il Customer Lifetime Value può essere poi utile per dividere i clienti in più “Cluster”: top, medi e di basso livello, in base al loro grado di redditività per l’azienda

Questo permette anche di valutare il CLV di ognuno di questi livelli, si può ad esempio sapere quanto tempo i clienti “top” rimangono con l’azienda e quanto le permettono di guadagnare. Queste informazioni si rivelano utili per indirizzare strategie di marketing verso target specifici di clienti, per acquisire clienti top si può quindi decidere di investire di più in advertising rispetto alle altre fasce di clienti.

Altrettanto importante è monitorare il Customer Lifetime Value medio nel tempo. Una diminuzione del CLV non deve essere ignorata, potrebbe ad esempio indicare un calo della frequenza di acquisto perché il prodotto viene usato meno spesso. 

A tal proposito, qualche anno fa, Coca-Cola ha lanciato una campagna per ricordare ai clienti il piacere di gustare una Coca-Cola fresca anche a casa, durante i pasti, e non solo fuori con gli amici. L’obiettivo era proprio quello di contrastare il calo medio del CLV rilevato nel tempo. Anche Kraft ha seguito una strategia simile, creando una pubblicità per promuovere le Sottilette come ingrediente versatile in cucina, non limitato solo all’uso nei toast.

Come calcolare il valore di un cliente attraverso il CLV

Ma come calcolare in sostanza il Customer Lifetime Value (CLV)? Per farlo, è necessario tenere in considerazione:

  • il valore medio delle transazioni dei clienti
  • la frequenza di acquisto annua dei clienti
  • la durata media del rapporto tra cliente e azienda (in anni);
  • la percentuale di margine di guadagno per l’azienda sulla spesa del cliente.

Per calcolare il dato è necessario moltiplicare il valore medio di ogni transazione per la frequenza di acquisto annua e per la durata media della relazione con l’azienda. Una volta ottenuto questo risultato, bisogna sottrarre il costo di acquisizione del cliente e il costo sostenuto per fornire i prodotti o servizi. In questo modo, si ottiene il valore netto generato da ciascun cliente per l’azienda.

Ad esempio, consideriamo un e-commerce in cui il valore medio del carrello è di 50€, un cliente effettua due acquisti all’anno e continua a comprare per tre anni. Il fatturato totale generato dal cliente sarà dato dalla formula: 50€ x 2 x 3, che risulta in 300€. Da questo importo vanno però sottratti i costi sostenuti dall’azienda, come il costo di acquisizione del cliente, pari a 10€, e il costo unitario di ogni carrello, che ammonta a 20€. Pertanto, il CLV si calcola nel seguente modo: (50€ × 2 × 3) – 10€ – (20€ × 2 × 3) = 170€. Questo importo rappresenta il margine netto generato dal cliente prima delle imposte.

Per una stima più accurata del CLV è fondamentale considerare ulteriori variabili, come il tasso di abbandono dei clienti e il valore temporale del denaro. In questo contesto, l’uso di software gestionali può fornire un supporto efficace nell’elaborazione dei dati e nell’ottimizzazione delle strategie aziendali.

Ecco le possibili applicazioni del Customer Lifetime Value nel marketing

Il monitoraggio costante dei dati sul CLV fornisce, come spiegato, informazioni preziose per indirizzare gli investimenti aziendali e identificare le aree che necessitano di miglioramenti.

Ad esempio, è possibile stimare le vendite per l’anno successivo partendo dai volumi di vendita già certi e aggiungendo le previsioni di nuovi acquisti, calcolati sulla base dei clienti acquisiti grazie a una campagna promozionale.

L’obiettivo delle aziende che investono in pubblicità è mantenere il costo di acquisizione del cliente inferiore ai ricavi generati mediamente dai loro clienti, quindi inferiore al CLV.

Nel digital marketing, il Customer Lifetime Value (CLV) aiuta a valutare il potenziale di campagne su Google Ads o Facebook Ads destinate all’acquisizione di nuovi clienti: se l’azienda decide di investire un budget per acquisire un certo numero di clienti, il CLV permette di calcolare il ROI dell’investimento. Conoscendo il valore medio di ogni cliente e moltiplicandolo per il numero di clienti acquisiti tramite la campagna, si può stimare il ricavo futuro atteso.

Piattaforme come Facebook Ads e Google Ads consentono inoltre di monitorare in tempo reale il costo per acquisire ogni nuovo contatto. Conoscendo il CLV del cliente, diventa quindi possibile verificare se la spesa pubblicitaria è inferiore ai potenziali ricavi futuri.

Quali strategie adottare per migliorare il Customer Lifetime Value?

Il primo elemento utile per migliorare il Customer Lifetime Value è il valore medio di acquisto. Considerando le specificità del settore e le caratteristiche dei prodotti, le aziende possono adottare varie strategie per aumentare questo valore, come ad esempio incrementare il prezzo del servizio o del prodotto.

Per farlo, però, è importante giustificare il rialzo, ad esempio offrendo servizi aggiuntivi o complementari a quelli di base.

Un’altra strategia consiste nell’aumentare la frequenza di acquisto del cliente. Alcuni settori, più di altri, possono intensificare le vendite attraverso campagne pubblicitarie e di marketing che ricordino ai clienti il prodotto, suggerendo nuove modalità o occasioni di utilizzo, come ha fatto Coca-Cola nella campagna menzionata in precedenza.

Affidati a MGvision per sfruttare il CLV e far crescere il tuo business!

Come abbiamo visto, il Customer Lifetime Value è un indicatore essenziale per mantenere la redditività aziendale nel lungo periodo. Seguirne le variazioni nel contesto specifico del proprio settore aiuta le aziende a bilanciare i rischi a breve termine con le opportunità di guadagno futuro, ottimizzando così le strategie di marketing.

I dati del CLV, in particolare, consentono di perfezionare le campagne di advertising e comunicazione, adattandole a target specifici e scegliendo i canali più efficaci, come l’email marketing, i social media o le attività di retargeting. Tuttavia, monitorare e interpretare questi dati richiede competenze avanzate. Per questo motivo, rivolgersi a degli esperti può rappresentare un vantaggio competitivo non indifferente. In MGvision disponiamo di strumenti e metodologie che ci aiutano a calcolare il CLV con precisione, raccogliamo i dati necessari da canali come il sito web, i social media e l’e-commerce, al fine di ottenere una visione completa sul comportamento dei tuoi clienti.

Partendo da analisi accurate e best practice consolidate, possiamo supportarti nel raggiungere i tuoi obiettivi di business in modo strategico e mirato. Se vuoi scoprire di più su come il Customer Lifetime Value può valorizzare le tue campagne, contattaci per una consulenza dedicata: siamo pronti ad aiutarti a far crescere il tuo business!

Effetto wow nel marketing: come rendere memorabile l’esperienza utente

Sorprendere il pubblico e conquistare nuovi clienti: tutte le opportunità dell’effetto wow nel marketing 

Stupore, ammirazione, fascino, entusiasmo, soddisfazione, per riassumere questi concetti in una sola parola possiamo semplicemente dire: WOW!

Questo termine onomatopeico è perfetto per identificare qualcosa che ci lascia letteralmente a bocca aperta, stimolando in noi emozioni positive. 

Non a caso, il marketing ha adottato questo termine per descrivere strategie capaci di suscitare nei clienti un senso di meraviglia, lasciandoli piacevolmente sorpresi quando le loro aspettative vengono superate.

L’effetto wow nel marketing incentiva il passaparola tra le persone, permettendo di rafforzare la reputazione di un brand, favorisce la fidelizzazione dei clienti e permette anche di conquistarne di nuovi. In un mercato sempre più competitivo e dinamico, può aiutare le aziende ad emergere e a mantenere alto il livello di fedeltà, superando le attese di chi ha già scelto di affidarsi al marchio. 

Ma come si crea l’effetto wow? Scopriamolo!

Dal prodotto alle emozioni: il marketing che conquista con l’effetto wow

Se un tempo il marketing si concentrava sui prodotti, oggi ha spostato il suo focus sul cliente, perché per fidelizzare o conquistare nuovi consumatori non basta offrire qualità: bisogna creare un’esperienza capace di suscitare emozioni e superare le aspettative. Raggiungere l’effetto wow non è semplice, ma con una strategia ben studiata e un pizzico di creatività diventa un obiettivo realizzabile e, soprattutto, vincente.

Il primo passo per arrivare a questo risultato è l’analisi dei dati: numeri e informazioni che raccontano molto sui gusti, le abitudini e i desideri del proprio pubblico. Conoscere a fondo il target consente non solo di rispondere ai suoi bisogni, ma anche di anticiparli, offrendo soluzioni che stupiscono. Tuttavia, la conoscenza da sola non basta: per catturare davvero l’attenzione è necessario affiancare alla logica dei dati una buona dose di creatività.

Solo combinando intuizione e strategia è possibile sorprendere il cliente in modo piacevole, stimolando al contempo curiosità e interesse. Ed è proprio questa miscela di emozione e innovazione che trasforma un prodotto o un servizio in un’esperienza memorabile, capace di lasciare un segno e rafforzare il legame con il consumatore.

Come si crea l’effetto wow nel marketing?

Nulla viene lasciato al caso e non c’è spazio per l’improvvisazione: l’effetto wow nel marketing è sempre il frutto di un’attenta pianificazione. 

Nel volume Marketing 4.0, Philip Kotler, da molti definito “il padre del marketing”, indica, in particolare, i fattori che caratterizzano l’effetto wow:

  1. Enjoyment (apprezzamento).
  2. Experience (esperienza).
  3. Engagement (coinvolgimento).

L’effetto wow è stimolato da una reazione istintiva, quindi non razionale, che spinge ad apprezzare un prodotto o a focalizzare l’attenzione su questo.

Partendo dall’analisi dei desideri, delle ansie e dei bisogni del target di riferimento, è possibile studiare azioni, risposte e strategie per rendere l’esperienza di acquisto più appagante e coinvolgente

Per creare l’effetto wow è fondamentale instaurare un legame autentico con il cliente, ascoltandolo con attenzione e facendolo sentire compreso e valorizzato. Un rapporto costruito su misura, lo fa sentire unico e speciale, consolidando il suo legame con il brand. Le strategie per raggiungere questo obiettivo possono essere molteplici: ad esempio un messaggio personalizzato inviato via e-mail, una nota scritta a mano inserita nel pacco ordinato, o un gesto di cura che sorprenda piacevolmente.

L’essenziale è adottare un approccio collaborativo e disponibile, comunicando con cortesia e prontezza, anche quando si tratta di affrontare e risolvere eventuali problemi. Questo tipo di interazione, basata sull’empatia e sulla proattività, non solo soddisfa il cliente, ma lo conquista, trasformando un semplice servizio in un’esperienza memorabile.

In che modo si possono catturare l’attenzione e superare le aspettative dei clienti?

Una regola fondamentale è che la strategia di marketing finalizzata a creare l’effetto wow nei clienti di un’azienda sia sempre allineata con i valori del marchio. Se così non è, si corre il rischio di far sentire i clienti come manipolati, con conseguenze negative sulla reputazione del brand

Vediamo quindi alcuni esempi di come, nella pratica, si può raggiungere l’effetto wow:

  • Packaging spettacolare. Alcune aziende come la Apple hanno scelto di coccolare i loro clienti e sorprenderli realizzando confezioni minimaliste, ma molto curate, che trasformano ogni prodotto acquistato in un vero e proprio dono da scartare in modo quasi rituale. L’effetto wow può essere ottenuto anche offrendo ai clienti la possibilità di richiedere confezioni personalizzate.
  • Esperienze immersive. Molti store fisici si sono trasformati in luoghi dove i clienti possono vivere esperienze immersive e sensoriali mentre provano i prodotti in vendita. L’esperienza di acquisto può essere migliorata dall’applicazione della realtà virtuale e aumentata che consente di fare shopping online provando i prodotti virtualmente o visualizzandoli in 3D nella propria casa, proprio come consente di fare Amazon
  • Assistenti virtuali intelligenti. Migliorano l’esperienza di acquisto dei clienti su un e-commerce fornendo assistenza e risposte personalizzate ai clienti, aiutandoli anche nella comparazione dei prodotti. Un esempio è Sidekick, l’assistente virtuale di Shopify che si basa sull’Intelligenza Artificiale.
  • Programmi di fidelizzazione. Il vantaggio da offrire al cliente varia in base al settore e alle caratteristiche del brand; ad esempio, un programma di fidelizzazione può prevedere la possibilità di partecipare a eventi, di ottenere sconti su prodotti selezionati e altri regali inaspettati che coccolano il cliente. Per citarne uno possiamo menzionare il programma Beauty Insider di Sephora, che oltre agli omaggi ottenuti in base ad un sistema a punti, offre anche la possibilità di entrare in una community online dove condividere idee e consigli di bellezza con gli altri iscritti. 
  • Pubblicità sorprendenti. Una delle pubblicità meglio riuscite, capaci di scatenare l’effetto wow è senza dubbio la panchina senza seduta delle Nike posizionata in un parco di New York. Il logo del brand ben visibile sullo schienale e nessun posto dove sedersi è un chiaro messaggio da parte del brand sportivo ad abbandonare la sedentarietà per fare attività fisica, che può essere ovviamente migliore con l’attrezzatura Nike.

Come puoi trovare il tuo effetto wow?

Come abbiamo visto, le iniziative di marketing finalizzate a scatenare l’effetto wow possono essere varie e disparate: per ogni brand va individuata quella che meglio di tutte riesce a interpretarne i valori e la vision.

Se vuoi sorprendere i tuoi clienti ma non sai come identificare l’effetto wow che rappresenta al meglio la tua azienda, è il momento di confrontarti con i professionisti giusti. Solo un team con le competenze adeguate può aiutarti a trasformare un’idea in una strategia vincente.

Affidandoti a MGvision, troverai un gruppo di creativi e specialisti del marketing pronti a studiare le soluzioni più originali e coinvolgenti per conquistare il tuo pubblico. Con la loro esperienza e passione, potrai dare vita a progetti che lasciano il segno e rafforzano il legame con i tuoi clienti.

La nostra consulenza di web marketing può aiutarti ad emergere tra la concorrenza, facendo sì che tutti possano ricordarsi della tua azienda in modo positivo. Ti presenteremo varie proposte tra cui scegliere per creare l’effetto wow e individueremo insieme la strategia che meglio si adatta ai tuoi valori e ai tuoi obiettivi.

Accessibilità di un sito web: quanto incide sul valore del brand?

Abbattere le barriere digitali! L’importanza dell’accessibilità dei siti web

Vorresti ampliare il tuo pubblico, raggiungendo segmenti di utenti che spesso rimangono esclusi dall’esperienza digitale? Rendere un sito accessibile può essere la chiave per farlo, migliorando al contempo la percezione del tuo brand. 

Un sito web più inclusivo, infatti, apre le porte a un pubblico più esteso e diversificato, compresi gli utenti con disabilità fisiche o cognitive, temporanee o permanenti, che necessitano di configurazioni specifiche per navigare agevolmente. Investire in questo aspetto non rappresenta soltanto un gesto di responsabilità sociale, ma anche una strategia di branding: le aziende che dimostrano attenzione verso le esigenze di tutti risultano più attraenti e affidabili agli occhi dei consumatori.

In un mercato sempre più attento all’inclusione, investire nell’accessibilità dei siti web può fare la differenza. Ma cosa significa a livello pratico?

Ecco cosa rende un sito web davvero accessibile

I siti web accessibili sono progettati per essere fruibili da chiunque e senza restrizioni, quindi anche da persone che hanno disabilità visive, uditive, motorie o cognitive.

Sviluppatori e designer hanno il compito di mettere a disposizione di questi utenti tecnologie assistite, cioè strumenti, programmi informatici e dispositivi che consentano loro di superare barriere e ostacoli in favore di una corretta navigazione.

Alcuni dei principali strumenti che abbiamo oggi a disposizione per favorire l’accessibilità dei siti web sono:

  • Screen reader. Aiutano le persone con problemi visivi a utilizzare il computer convertendo il testo sullo schermo in formato audio;
  • Screen magnifier. Ingrandiscono i contenuti per facilitare la lettura;
  • Software di riconoscimento vocale. Traducono gli elementi audio in testi scritti;
  • Software di sintesi vocale. Convertono i testi in tracce audio;
  • Tastiere alternative. Sono dotate di tasti più grandi che possono essere programmati o dotati di controlli vocali;
  • Dispositivi di puntamento alternativi. Servono a spostare il cursore e sono ad esempio eye tracker, touch screen, trackpad.

La fruibilità dei contenuti multimediali varia a seconda del mezzo utilizzato e delle aree sensoriali coinvolte. Per un contenuto video, ad esempio, è necessario considerare sia l’audio sia la componente visiva, prevedendo l’uso di audiodescrizioni per utenti ipovedenti e sottotitoli per persone con difficoltà uditive.

In questo contesto, le tecnologie assistive giocano un ruolo fondamentale nell’agevolare l’accesso ai contenuti web per le persone con disabilità, consentendo loro di interagire con le varie funzionalità del sito. Tuttavia, la sola presenza di tali tecnologie non garantisce un accesso completo: se il sito web non rispetta i requisiti di accessibilità digitale, queste risorse possono entrare in conflitto tra loro, ostacolando di fatto l’esperienza dell’utente. Per questo motivo, è essenziale verificare l’accessibilità dei siti web e assicurarsi che siano progettati per offrire una fruizione inclusiva e senza barriere.

Linee guida e quadro normativo in tema di accessibilità dei siti

Il World Wide Web Consortium (W3C) ha sviluppato le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), delle linee guida internazionali in cui vengono definiti gli standard che rendono i contenuti web fruibili a tutti.

Un prodotto informatico, secondo le WCAG, è accessibile se è:

  1. Percepibile: i contenuti devono essere disponibili in modalità diverse per permettere l’accesso anche a chi ha disabilità sensoriali.
  2. Utilizzabile: sia i contenuti sia la navigazione devono essere facilmente utilizzabili, consentendo agli utenti di interagire con il sito senza difficoltà.
  3. Comprensibile: i contenuti devono essere chiari e intuitivi, affinché gli utenti possano comprenderli senza ambiguità.
  4. Robusto: i contenuti devono essere compatibili con una vasta gamma di dispositivi e devono poter essere interpretati su diverse piattaforme e dispositivi in modo affidabile.

In relazione alle WCAG si possono individuare tre livelli di conformità che determinano il grado di accessibilità dei siti dove A è il livello base, AA è il livello intermedio e AAA è il livello più elevato di conformità che assicura quindi l’accesso completo ai contenuti.

Le WCAG hanno ispirato a livello europeo la direttiva (UE) 2019/882, nota anche come “European Accessibility Act”, finalizzata a rendere accessibili i siti delle aziende private.

In Italia tale direttiva è stata recepita dalla legge 4/2004, nota come “Legge Stanca”, che viene aggiornata in modo costante.

L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha recepito le linee guida WCAG, fornendo indicazioni concrete per l’accessibilità dei siti che devono essere rispettate dalle organizzazioni pubbliche e private che forniscono servizi digitali. Per adeguarsi a quanto disposto dall’European Accessibility Act, tutti gli operatori economici devono rendere i loro siti web accessibili entro il 28 giugno 2025, basandosi sulle linee guida dell’AgID e dovranno presentare ogni anno la “Dichiarazione di Accessibilità” all’AgID in cui dovrà essere descritto il grado di conformità del loro sito alle linee guida WCAG in base a test condotti sull’accessibilità. 

Come si esegue la verifica di accessibilità dei siti web?

Gli elementi che puoi utilizzare per rendere il tuo sito accessibile agli utenti con disabilità sono diversi. Eccone alcune delle azioni che puoi mettere in campo:

  • descrivi i contenuti non testuali, inserisci quindi un testo alternativo nelle immagini grazie ad uno screen reader o un contenuto audio per gli  utenti sordi;
  • evita i lampi di luce che possono infastidire persone con epilessia fotosensibile;
  • definisci una struttura ordinata del sito con categorie e sottocategorie, titoli e sottotitoli, per venire incontro a persone con disabilità cognitiva, alle persone con ADHD o DSA che vengono confuse dalle variazioni dei contenuti;
  • opta per un font leggibile e abbastanza grande, con colori poco contrastanti, in questo modo vieni incontro alle persone con dislessia;
  • inserisci una descrizione testuale prima dei link e poi un nome univoco, usa le sottolineature per aiutare le persone a distinguerle dal testo normale;
  • utilizza forme e tabelle per facilitare la comprensione dei dati;
  • assicurati che il sito sia accessibile tramite tastiera perché alcune persone non possono utilizzare il mouse.

Per valutare l’accessibilità del tuo sito web puoi utilizzare due strumenti online gratuiti: AChecker e Web Accessibility Evaluation Tool (WAVE). Inserendo l’url del sito puoi accertare la sua conformità alle WCAG, avere un report sugli errori presenti e consigli su come correggerli. 

Progettare siti web accessibili? È facile se ti affidi a degli esperti!

Come abbiamo visto, avere un sito web accessibile rafforza la tua brand awareness e la brand reputation consentendo inoltre di raggiungere un pubblico più ampio. Tutto ciò si inserisce perfettamente anche in una strategia SEO finalizzata ad aumentare la tua visibilità online: i motori di ricerca come Google premiano infatti i siti che risultano maggiormente fruibili, posizionandoli più in alto nei risultati di ricerca. 

Il sito web quindi è molto più che una semplice vetrina, possiamo considerarlo un biglietto da visita fondamentale, che lascia intuire chiaramente i valori e la vision della tua azienda. Proprio per questo, la cosa migliore che puoi fare è affidarti a professionisti che sappiano studiarlo e realizzarlo in modo conforme alle tue esigenze e nel rispetto delle linee guida in tema di accessibilità.

In MGvision puoi trovare un team di esperti pronto a sviluppare per te Content e UX Design di un sito web inclusivo e fruibile in ogni sua parte da tutti i tuoi clienti acquisiti e potenziali. Se invece disponi già di una tua pagina web, possiamo migliorarne le prestazioni eliminando gli errori presenti. 

Richiedi la nostra consulenza SEO per aumentare la tua visibilità sul web, acquisire nuovi contatti e incrementare il tuo fatturato!

Vorresti avere maggiori informazioni? Contattaci

Riprova sociale: cos’è e perché può dare credibilità a un brand

Cosa guida le nostre scelte? Il segreto del marketing dietro il principio della riprova sociale

Prima di acquistare un prodotto online o scegliere un ristorante, ti è mai capitato di consultare le recensioni dei clienti? E quante volte hai cambiato idea di fronte a numerosi giudizi negativi? Probabilmente spesso.

Questo comportamento è il risultato di un meccanismo psicologico che ci porta a considerare il parere altrui come una guida nelle decisioni. Lo psicologo Robert Cialdini, nel suo libro Le armi della persuasione, definisce questo fenomeno come principio della riprova sociale. Non si tratta di una forma di manipolazione, ma di una naturale inclinazione che ci spinge a ritenere più valida un’azione quando è condivisa da molte persone.

In situazioni di incertezza, affidarsi alle opinioni altrui rende più semplice scegliere e ci trasmette un senso di sicurezza. Questo principio si è rafforzato con l’ascesa di Internet, dei social media e degli e-commerce, che permettono di accedere a una grande quantità di informazioni, recensioni e commenti, ma anche gli influencer hanno contribuito e contribuiscono ogni giorno a rafforzare questo fenomeno, orientando le scelte dei consumatori attraverso le loro raccomandazioni.

Per le aziende che desiderano avere successo nel panorama digitale, la riprova sociale è un elemento imprescindibile della strategia di marketing. Utilizzarla in modo efficace consente di aumentare la fiducia, migliorare la reputazione e attrarre il proprio target di clienti.

Ma come si può sfruttare al meglio questo meccanismo per vendere prodotti o servizi e conquistare il cuore dei clienti? Vediamolo nel dettaglio!

Riprova sociale: in cosa consiste e come avvantaggia un business

Come accennato, secondo il principio della riprova sociale, tendiamo a conformarci alle opinioni prevalenti o alle aspettative del gruppo sociale a cui apparteniamo. Questo comportamento emerge chiaramente, per esempio, nei forum di discussione o nei commenti sui social media, dove le persone spesso si allineano al pensiero della maggioranza, anche quando non sono pienamente d’accordo.

Due concetti strettamente legati alla riprova sociale sono la validazione sociale e l’autenticità sociale. La validazione sociale si manifesta quando cerchiamo il consenso degli altri per sentirci più sicuri delle nostre scelte, mentre l’autenticità sociale ci porta a dare maggiore valore e credibilità ai pareri di figure autorevoli o influenti.

Questi meccanismi si riflettono in molte situazioni quotidiane. Ad esempio, potremmo decidere di partecipare a un evento semplicemente perché molti amici lo hanno già fatto, o acquistare un prodotto consigliato da un influencer di fiducia. La social proof non è solo una teoria psicologica, ma una forza concreta che guida le nostre decisioni, che la rende un elemento chiave da considerare nelle strategie di marketing.

Capire e sfruttare in maniera sapiente i meccanismi della riprova sociale permette alle aziende di ottenere risultati significativi, come:

  • ampliare la propria visibilità e consolidare il riconoscimento del marchio;
  • associare al brand emozioni e percezioni positive;
  • attrarre nuovi clienti e potenziare il volume di affari.

Per raggiungere questi obiettivi, il marketing offre una varietà di strumenti che possono valorizzare il principio della riprova sociale e accrescere la credibilità del brand. Analizziamo insieme le soluzioni migliori.

Strategie a confronto: come sfruttare il principio della riprova sociale 

Il bisogno di riprova sociale è un desiderio costante, ma diventa determinante quando si tratta di compiere acquisti significativi. Le aziende hanno a disposizione diversi strumenti per sfruttare questo principio e influenzare le decisioni d’acquisto. Ecco quali sono i più efficaci:

  • Testimonianze e recensioni. Sul sito web o nella landing page viene spesso inserita la sezione “Dicono di noi” in cui si raccolgono testimonianze positive finalizzate a rendere autorevole il brand agli occhi degli utenti, aumentando la fiducia verso il prodotto o il servizio. 
  • Riconoscimenti aziendali. Rendere noto il conseguimento di badge, premi o certificazioni aziendali fornite da enti o attività autorevoli rende l’azienda meritevole di maggiore fiducia, in quanto viene considerata seria e competente.
  • Dati e statistiche a supporto. Mostrare statistiche in cui i dati evidenziano l’efficacia del prodotto o la validità di un servizio aumenta il livello di fiducia nei confronti del brand.
  • Influencer marketing. Questa strategia si basa sulla collaborazione con persone che godono di una certa notorietà online, possono essere celebrità o anche nomi autorevoli la cui opinione viene ritenuta importante dai follower. Questo meccanismo in realtà non è nuovo, già prima dell’avvento dei social infatti si sceglievano personaggi famosi come testimonial pubblicitari. 
  • Gestione delle recensioni clienti. Si tratta di un passo fondamentale per orientare il processo decisionale. Le aziende non possono permettersi di ignorare i commenti sotto i loro post o sui forum, specialmente quelli più critici. Il nostro cervello è infatti maggiormente predisposto a dare attenzione alle informazioni negative, proprio per questo le recensioni sfavorevoli diventano più virali di qualsiasi passaparola positivo con conseguenze sul processo di scelta dei consumatori. Bisogna quindi rispondere sempre alle opinioni negative, cercando di trasformarle in positive, fornendo agli utenti un punto di vista differente con educazione e diplomazia. Le risposte fornite ai commenti influiscono infatti sulla riprova sociale, un brand di valore si rapporta sempre in modo sicuro con i propri clienti, forte dei propri valori. 

Quali sono le scelte di marketing giuste per la tua campagna?

Come abbiamo visto, il digital marketing offre numerose opzioni per sfruttare il principio della riprova sociale, valorizzare un brand e incrementare le vendite di un prodotto. 

In un mercato dove la concorrenza è ampia, investire in una campagna di marketing ben studiata, capace di comprendere e sfruttare le modalità comportamentali dei consumatori, può rivelarsi determinante in termini di vendite e crescita del business. 

Ti stai domandando qual è la strategia che può fare al caso tuo e su quali leve puntare per sfruttare il meccanismo della riprova sociale? Parliamone!

Richiedendo la consulenza web marketing di MGvision incontrerai un team di esperti che potrà aiutarti a migliorare e rafforzare la presenza online del tuo brand.

Vieni a trovarci in sede a Roma, oppure scrivici per fissare un appuntamento!

Come fare la migrazione di un sito senza perdere i posizionamenti SEO?

Migrazione SEO di un sito: cos’è e come effettuarla in sicurezza?

Immagina di aver lavorato duramente per costruire la tua visibilità sui motori di ricerca: posizionamenti conquistati con pazienza, backlink strategici e contenuti ottimizzati. Ora, però, è arrivato il momento di un restyling del sito web o di un cambiamento tecnico. Come fare per non perdere tutto ciò che hai ottenuto? La risposta risiede nella migrazione SEO, un processo delicato ma indispensabile per trasferire senza rischi il valore costruito nel tempo e garantire che il tuo portale resti rilevante e ben posizionato anche dopo la trasformazione.

Questa attività richiede una pianificazione meticolosa e un’attenzione particolare: un piccolo errore potrebbe compromettere il posizionamento, causando così un drastico calo del traffico organico e, di conseguenza, del fatturato. Di seguito vedremo come affrontare la migrazione SEO in modo sicuro, evitando rischi e garantendo una transizione efficace.

Perché una corretta migrazione è fondamentale per preservare la SEO

La migrazione di un sito è spesso necessaria per affrontare cambiamenti significativi, come miglioramenti tecnici, aggiornamenti del server, ottimizzazione per dispositivi mobili o l’implementazione di un nuovo software. Questi interventi possono coinvolgere elementi essenziali come l’architettura delle pagine, il dominio, le URL, il CMS o i contenuti, modificando la struttura e il funzionamento del sito.

Tuttavia, questi cambiamenti non devono compromettere il lavoro svolto per ottimizzare la visibilità sui motori di ricerca. Una migrazione SEO ben eseguita permette infatti di affrontare il passaggio senza perdere quanto già conquistato e soprattutto fa in modo che il sito resti performante e accessibile anche nella sua nuova veste. Ogni passaggio deve essere eseguito con attenzione per assicurare continuità nell’indicizzazione e nell’esperienza utente, riducendo al minimo i rischi. Errori nella migrazione del sito non creano infatti soltanto problemi tecnici, ma possono influenzare negativamente le campagne di digital marketing già messe in atto da un brand peggiorando la sua visibilità online o l’esperienza degli utenti. 

Come avviene la migrazione di un sito? Ecco i passaggi a cui fare attenzione

Le migrazioni dei siti non avvengono tutte allo stesso modo, ognuna infatti richiede una pianificazione su misura. 

Si possono però identificare alcuni casi comuni, ecco quali sono e quali interventi richiedono:

  • Passaggio da HTTP a HTTPS. Il protocollo http assicura maggiore sicurezza perché certifica che la trasmissione tra browser e server sia protetta. Google riconosce la maggiore sicurezza premiandola come fattore di ranking e migliorando il posizionamento del sito. Durante la migrazione, per non perdere la SEO, devono essere configurati in modo corretto i reindirizzamenti 301, evitando che l’utente giunga su pagine non valide o duplicate.
  • Cambio di dominio.  Che si tratti di un rebranding o di un cambio di estensione, l’autorità del sito e il suo profilo backlink devono essere trasferiti nel nuovo dominio gestendo i reindirizzamenti 301 e utilizzando strumenti come Google Search Console. Questa migrazione è particolarmente importante perché ha un impatto sulle campagne di advertising e sulla presenza sui social del brand, bisogna infatti effettuare una revisione di tutti i vecchi link esterni.
  • Cambio del CMS. Il Content Management System, il sistema di gestione dei contenuti, può essere cambiato per migliorare l’efficienza e le performance del sito. Le diverse piattaforme gestiscono in modo differente URL, metadati e altri elementi SEO. Può quindi essere necessaria una modifica delle URL con opportuni reindirizzamenti per far sì che il nuovo sistema sia idoneo a supportare tutti gli elementi SEO.
  • Modifiche della struttura del sito. Per migliorare la user experience si può scegliere di cambiare categorie, sezioni e contenuti, eliminando le pagine obsolete. In questo caso gestire in modo efficiente la migrazione SEO eseguendo una mappatura delle URL e la configurazione di tutti i reindirizzamenti, per evitare errori come il 404 che indica una pagina non trovata oppure catene di redirect. 
  • Nuovo design del sito. Anche piccoli cambiamenti nel layout e nella struttura dei contenuti possono modificare la scansione del sito da parte dei motori di ricerca. Tutti i cambiamenti devono quindi essere valutati con attenzione prima di metterli in atto per capire se possono generare perdite di traffico organico o di ranking. 

I 5 passaggi che aiutano a gestire una migrazione SEO senza perdite di traffico

Per definire una corretta migrazione di un sito web senza perdite di traffico e posizionamenti è fondamentale seguire alcuni passaggi chiave:

1. Pianificazione

Analizza le pagine più importanti del sito e mappa le URL per identificare quelle che generano più traffico. Questo aiuta a definire quali contenuti mantenere o aggiornare.

2. Strategia di migrazione

Prepara una mappa dei reindirizzamenti 301 dalle vecchie alle nuove URL, verifica i backlink e controlla che la nuova struttura del sito sia SEO-friendly.

3. Implementazione e controllo

Prima del lancio, testa i reindirizzamenti e, dopo la pubblicazione, monitora traffico e posizionamento per individuare eventuali problemi di indicizzazione.

4. Backup e sicurezza

Esegui sempre un backup completo del sito prima della migrazione per prevenire la perdita di dati e facilitare eventuali correzioni.

5. Monitoraggio continuo

Dopo la migrazione, utilizza strumenti di analisi per controllare traffico, errori di scansione e corretto funzionamento dei reindirizzamenti.

Seguendo questi step, la migrazione SEO sarà più sicura ed efficace, riducendo al minimo il rischio di cali di performance sui motori di ricerca.

Migrazione SEO di un sito web: case studies e best practices

Nonostante sia abbastanza complessa, la migrazione SEO di un sito web può migliorare di molto le performance del sito, incrementando la sua visibilità online e permettendo di raggiungere un maggior numero di conversioni. 

Se sei alla ricerca di qualcuno che sappia gestire questo processo in modo ottimale e che ti supporti nella creazione di un sito capace di scalare le classifiche di Google, puoi rivolgerti a noi di MGvision. Grazie ad un’attenta pianificazione e attraverso la cura dei minimi dettagli possiamo sviluppare per te un nuovo sito, più rappresentativo della tua immagine e dei valori del tuo brand, rispettoso delle normative in tema di accessibilità e privo di errori che ne ostacolano il posizionamento in SERP. 

Richiedendo, inoltre, la nostra consulenza SEO possiamo studiare per te una strategia SEO efficace, capace cioè di migliorare il traffico organico verso il tuo sito permettendoti di acquisire nuovi contatti che possono incrementare le tue vendite e quindi il tuo fatturato. 

Vorresti avere maggiori informazioni? Viena a trovarci presso la nostra sede di Roma, oppure contattaci!

Errori 404 perché è importante gestirli e come sfruttarli a proprio favore

Gestire gli utenti smarriti: come trasformare un errore 404 in opportunità

Oops! “Errore 404 pagina non trovata!” Cos’è successo? 

Sarà di certo capitato anche a te di navigare su un sito web e ritrovarti dopo qualche click su una pagina che segnala un messaggio di questo tipo, è il famoso e forse tanto temuto 404. Se da utente puoi aver trovato l’accaduto fastidioso, da proprietario del sito non puoi che aver accolto, invece, il messaggio con un certo grado di preoccupazione.

Quello che all’inizio può sembrare un malfunzionamento del sito può rivelarsi, se ben gestito, uno strumento utile per mantenere i visitatori sul tuo portale, reindirizzandoli verso pagine importanti come quella di una promozione o di un servizio.

Ma andiamo con ordine e, prima di vedere come sfruttarlo a nostro vantaggio, capiamo esattamente cos’è l’Errore 404 e perché appare.

Errore 404 pagina non trovata: cosa significa?

L’errore 404 page not found è un codice di stato HTTP che indica che la pagina del sito su cui si sta navigando non è raggiungibile, e si verifica quando:

  • è stato digitato un URL errato, quindi è stato scritto male l’indirizzo web della pagina;
  • la pagina alla quale si sta tentando di accedere è stata rimossa, cioè eliminata dal sito senza un opportuno redirect;
  • la pagina è stata spostata a un nuovo indirizzo (anche in questo caso, senza un opportuno redirect);
  • ci sono dei problemi temporanei al server, ad esempio potrebbe essere sovraccarico o non disponibile. 

Se è stato digitato l’URL sbagliato basta scrivere l’indirizzo corretto per accedere alla pagina cercata, in caso di problemi temporanei al server è invece sufficiente aggiornare la pagina o riprovare più tardi. 

L’errore 404 può anche presentarsi a causa di un link scritto male proveniente da un altro sito. 

Se, ad esempio, hai pubblicato un articolo sul tuo blog aziendale o hai inserito un link al termine di una newsletter con l’intento di rimandare gli utenti a una pagina specifica, potresti aver digitato male l’indirizzo di destinazione. In questo caso, basterà correggere il link inserito per eliminare il messaggio di errore. 

Ottimizzare una pagina 404: ecco perché è importante farlo

L’errore 404 è un problema che può essere facilmente gestito e che può essere trasformato in opportunità, migliorando l’esperienza degli utenti sul tuo sito.

Come abbiamo visto, può verificarsi per motivi differenti e spesso è la conseguenza di un aggiornamento del sito e della decisione consapevole di eliminare pagine obsolete o che non hanno più motivo di esistere. In questo caso l’URL potrebbe restituire un errore 404, ma anche un codice 410, il quale identifica le pagine che sono state eliminate in modo definitivo e che quindi non sono più visitabili. Devi però sapere che Google considera allo stesso modo gli errori 404 (non trovato) e 410 (non disponibile).

Quando il problema è tecnico, è corretto intervenire tempestivamente per risolverlo perché se le pagine indicizzate dovessero andare sempre in errore 404 ciò potrebbe avere delle ripercussioni negative sulla SEO e quindi sul posizionamento del sito

Infatti quando Google, nel processo di crawling, cioè l’attività di individuazione e indicizzazione delle pagine, incontra molte “page not found”, etichetta tutto il sito in negativo, penalizzando la sua indicizzazione e quindi il suo posizionamento tra i risultati di ricerca.

Nel caso in cui l’errore 404 sia la conseguenza di un indirizzo digitato male dall’utente, si può invece cogliere l’occasione per indirizzare i visitatori verso altre pagine del sito decidendo di creare una pagina di errore 404 personalizzata.

In che modo puoi personalizzare la pagina di errore 404 e coinvolgere il tuo target?

Una pagina 404 personalizzata può invogliare gli utenti a non abbandonare il sito, portandoli invece a interagire ancora, navigando tra le varie sezioni. Per raggiungere questo obiettivo non basta inserire un link alla homepage del sito o aggiungere collegamenti alle categorie o alle pagine più visitate: bisogna riuscire a trasformare l’esperienza da negativa in positiva, attraverso elementi e claim ironici o d’impatto, a seconda dello stile comunicativo del brand.

Pagine 404 creative, originali e divertenti, migliorano la user experience e anche l’immagine dell’azienda, allineandola con valori chiari e specifici. 

Per semplificare il concetto, ti proponiamo qualche esempio virtuoso usato dai grandi brand. 

  1. La Pixar ha scelto di inserire nella sua pagina di errore un’immagine di Tristezza, il popolare personaggio di Inside Out, film d’animazione incentrato sulle emozioni. Perfettamente in linea con i trend del momento, vista la recente uscita del sequel nelle sale, Tristezza ci ricorda che l’arrivo sulla pagina è solo un piccolo errore, quindi perché disperarsi?
  2. Amazon nella versione americana della sua page not found ha inserito una foto di Hunter, un simpatico cagnolone nero. Una scelta non casuale visto che l’azienda si è dichiarata dog-friendly e accetta nei suoi uffici gli animali domestici dei dipendenti.
  3. Pan di Stelle ha studiato una pagina di errore perfettamente in linea con la sua brand identity. Lo zero del codice 404 è, nemmeno a dirlo, un biscotto al cioccolato con le stelle. La scritta su fondo bianco, circondata da un cielo stellato marrone recita “Ops! La stella che cercavi non è stata trovata”.
  4. Coca Cola Italia ha inserito nella sua pagina di errore una cassetta di bottiglie vuote scrivendo: “La Coca Cola è terminata…perché non provi con uno di questi link?” Semplice quanto efficace, la scelta dell’azienda è una comunicazione chiara e intuitiva che rimanda a link utili per invogliare l’utente a procedere con la navigazione.
  5. La Fox Movies ha deciso di sfruttare la pagina di errore 404 per suggerire agli utenti film da guardare e lo fa proponendo immagini tratte da pellicole famose accompagnate da citazioni e da altri titoli correlati. 

Come sarà la tua pagina di errore? Scoprilo insieme a noi di MGvision!

Se vuoi sorprendere il tuo pubblico e trasformare un errore in un’occasione, affidati a dei professionisti che possano studiare per te una soluzione creativa per far emergere i valori del tuo brand. 

In MGvision sappiamo bene quanto i contenuti siano importanti e come le parole siano in grado di fare la differenza in un percorso di engagement e di conversione. Se vuoi costruire un sito performante e ottimizzare copy, microcopy e UX writing, CTA e l’intero Content Design, possiamo studiare per te una strategia personalizzata e perfettamente in linea con la tua immagine aziendale.

Vieni a trovarci in sede, oppure contattaci!

Blog

Le nostre guide


Vuoi discutere il tuo nuovo progetto?

Parlano di Noi


  • Il Sole 24 Ore
  • Financial Times
  • Millionaire
  • Ansa
  • Adnkronos
  • Milano Finanza
  • Engage.it
  • Affaritaliani.it
  • Notizie.it
  • Virgilio