Migrazione SEO di un sito: cos’è e come effettuarla in sicurezza?
Immagina di aver lavorato duramente per costruire la tua visibilità sui motori di ricerca: posizionamenti conquistati con pazienza, backlink strategici e contenuti ottimizzati. Ora, però, è arrivato il momento di un restyling del sito web o di un cambiamento tecnico. Come fare per non perdere tutto ciò che hai ottenuto? La risposta risiede nella migrazione SEO, un processo delicato ma indispensabile per trasferire senza rischi il valore costruito nel tempo e garantire che il tuo portale resti rilevante e ben posizionato anche dopo la trasformazione.
Questa attività richiede una pianificazione meticolosa e un’attenzione particolare: un piccolo errore potrebbe compromettere il posizionamento, causando così un drastico calo del traffico organico e, di conseguenza, del fatturato. Di seguito vedremo come affrontare la migrazione SEO in modo sicuro, evitando rischi e garantendo una transizione efficace.
Perché una corretta migrazione è fondamentale per preservare la SEO
La migrazione di un sito è spesso necessaria per affrontare cambiamenti significativi, come miglioramenti tecnici, aggiornamenti del server, ottimizzazione per dispositivi mobili o l’implementazione di un nuovo software. Questi interventi possono coinvolgere elementi essenziali come l’architettura delle pagine, il dominio, le URL, il CMS o i contenuti, modificando la struttura e il funzionamento del sito.
Tuttavia, questi cambiamenti non devono compromettere il lavoro svolto per ottimizzare la visibilità sui motori di ricerca. Una migrazione SEO ben eseguita permette infatti di affrontare il passaggio senza perdere quanto già conquistato e soprattutto fa in modo che il sito resti performante e accessibile anche nella sua nuova veste. Ogni passaggio deve essere eseguito con attenzione per assicurare continuità nell’indicizzazione e nell’esperienza utente, riducendo al minimo i rischi. Errori nella migrazione del sito non creano infatti soltanto problemi tecnici, ma possono influenzare negativamente le campagne di digital marketing già messe in atto da un brand peggiorando la sua visibilità online o l’esperienza degli utenti.
Come avviene la migrazione di un sito? Ecco i passaggi a cui fare attenzione
Le migrazioni dei siti non avvengono tutte allo stesso modo, ognuna infatti richiede una pianificazione su misura.
Si possono però identificare alcuni casi comuni, ecco quali sono e quali interventi richiedono:
- Passaggio da HTTP a HTTPS. Il protocollo http assicura maggiore sicurezza perché certifica che la trasmissione tra browser e server sia protetta. Google riconosce la maggiore sicurezza premiandola come fattore di ranking e migliorando il posizionamento del sito. Durante la migrazione, per non perdere la SEO, devono essere configurati in modo corretto i reindirizzamenti 301, evitando che l’utente giunga su pagine non valide o duplicate.
- Cambio di dominio. Che si tratti di un rebranding o di un cambio di estensione, l’autorità del sito e il suo profilo backlink devono essere trasferiti nel nuovo dominio gestendo i reindirizzamenti 301 e utilizzando strumenti come Google Search Console. Questa migrazione è particolarmente importante perché ha un impatto sulle campagne di advertising e sulla presenza sui social del brand, bisogna infatti effettuare una revisione di tutti i vecchi link esterni.
- Cambio del CMS. Il Content Management System, il sistema di gestione dei contenuti, può essere cambiato per migliorare l’efficienza e le performance del sito. Le diverse piattaforme gestiscono in modo differente URL, metadati e altri elementi SEO. Può quindi essere necessaria una modifica delle URL con opportuni reindirizzamenti per far sì che il nuovo sistema sia idoneo a supportare tutti gli elementi SEO.
- Modifiche della struttura del sito. Per migliorare la user experience si può scegliere di cambiare categorie, sezioni e contenuti, eliminando le pagine obsolete. In questo caso gestire in modo efficiente la migrazione SEO eseguendo una mappatura delle URL e la configurazione di tutti i reindirizzamenti, per evitare errori come il 404 che indica una pagina non trovata oppure catene di redirect.
- Nuovo design del sito. Anche piccoli cambiamenti nel layout e nella struttura dei contenuti possono modificare la scansione del sito da parte dei motori di ricerca. Tutti i cambiamenti devono quindi essere valutati con attenzione prima di metterli in atto per capire se possono generare perdite di traffico organico o di ranking.
I 5 passaggi che aiutano a gestire una migrazione SEO senza perdite di traffico
Per definire una corretta migrazione di un sito web senza perdite di traffico e posizionamenti è fondamentale seguire alcuni passaggi chiave:
1. Pianificazione
Analizza le pagine più importanti del sito e mappa le URL per identificare quelle che generano più traffico. Questo aiuta a definire quali contenuti mantenere o aggiornare.
2. Strategia di migrazione
Prepara una mappa dei reindirizzamenti 301 dalle vecchie alle nuove URL, verifica i backlink e controlla che la nuova struttura del sito sia SEO-friendly.
3. Implementazione e controllo
Prima del lancio, testa i reindirizzamenti e, dopo la pubblicazione, monitora traffico e posizionamento per individuare eventuali problemi di indicizzazione.
4. Backup e sicurezza
Esegui sempre un backup completo del sito prima della migrazione per prevenire la perdita di dati e facilitare eventuali correzioni.
5. Monitoraggio continuo
Dopo la migrazione, utilizza strumenti di analisi per controllare traffico, errori di scansione e corretto funzionamento dei reindirizzamenti.
Seguendo questi step, la migrazione SEO sarà più sicura ed efficace, riducendo al minimo il rischio di cali di performance sui motori di ricerca.
Migrazione SEO di un sito web: case studies e best practices
Nonostante sia abbastanza complessa, la migrazione SEO di un sito web può migliorare di molto le performance del sito, incrementando la sua visibilità online e permettendo di raggiungere un maggior numero di conversioni.
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